Il Cloud Journey: la Gestione dei Progetti e l’Evoluzione della Filiera
Ieri si è svolto il convegno di presentazione dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service, giunto alla sua V° edizione, a cura della School Of Management del Politecnico di Milano. Il mercato Cloud in Italia ha segnato +25% nell’ultimo anno, per un valore di oltre 1,5 miliardi di euro.
FACTS AND FIGURES
- Public Cloud: +35% (460 Mil. €)
- Investimenti in Cloud Enabling Infrastructures: +21% (1,05 Mld. €)
- Spesa delle PMI in Public Cloud: +70% (46 Mil. €)
- Grandi Imprese: 1 su 2 utilizza il Public Cloud.
- Il 44% dei CIO prevede la crescita del modello Hybrid Cloud nei prossimi 3 anni.
…Ma come evolve la Gestione del Cloud Journey?
Mariano Corso, co-fondatore e membro del Board scientifico degli Osservatori Digital Innovation, ci relaziona su un particolare ambito di ricerca grazie a un panel di 50 CIO di aziende che operano in Italia. Quale ambiente Cloud ci aspetta? Il Digitale e l’IT diventeranno “supermercati di commodities”?
Introdurre il Public Cloud in Italia non è facile. I primi progetti in tal senso generano requisiti notevoli e la progettazione tradizionale cambia in maniera rilevante. Nel Cloud le fasi di progettazione tendono a parallelizzarsi, a estendersi a monte e a valle del proprio tradizionale perimetro (analisi – pianificazione – implementazione – manutenzione…). Ad esempio:
- l’analisi dei requisiti procede insieme allo scouting delle soluzioni;
- i test vengono effettuati su sistemi veri e propri, non su brochure;
- l’integrazione e l’implementazione diventano due fasi quasi del tutto sovrapposte;
- l’esercizio vede un servizio in continua evoluzione;
- l’analisi delle performance e la verifica dei KPI diventano attività ineluttabili e continue per sperare di restare sul mercato.
L’ambiente Cloud richiede capacità di gestione e progettualità tutt’altro che banali. Vediamo insieme cosa la ricerca del Politecnico e il panel dei CIO indicano come aspetti più e meno semplici.
“Con il Cloud è più semplice…”
- pianificare le attività
- ridefinire la struttura organizzativa
- realizzare soluzioni tecnologiche e completare fasi di testing
- entrare in esercizio
- governare l’operatività
- gestire i servizi di help desk
- seguire le manutenzioni
“Con il Cloud è più difficile…”
- dettagliare gli SLA e la contrattualistica
- valutare rischi, tempi e costi
- interpretare le performance
In conclusione la complessità può essere gestita, non annullata. Per affrontare gli impatti organizzativi sui processi aziendali è indispensabile aggiornare le risorse, le competenze e le tecnologie disponibili.
…E la Filiera del Cloud?
Stefano Mainetti, CEO di Polihub e co-direttore dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service, ci aiuta a comprendere come evolvono le strategie all’interno della filiera del Cloud, grazie a un campione di 79 aziende di diverse dimensioni che operano in Italia in differenti mercati.
Per gestire l’impatto sul sistema informativo aziendale, le aziende scelgono fra 4 diverse strategie:
- virtualizzazione del data center (60% dei casi)
- uso di software defined data center (25%)
- utilizzo complementare del Public IaaS (10%)
- attivazione di modelli di Hybrid Cloud infrastrutturale (5%)
Benché a oggi rappresenti la porzione minoritaria, nei prossimi 5 anni gli investimenti in Hybrid Cloud sono previsti in forte crescita. Allo stesso modo, calerà il valore delle risorse allocate sui data center non automatizzati (attualmente l’85% della spesa ricade ancora qui). Il software defined viene percepito solo come una transizione verso modelli di Cloud ibrido e di Public IaaS.
Quali sono in questo momento le aree a maggior valore dell’Hybrid Cloud?
- backup
- disaster recovery
- ambienti di sviluppo e di test
- cloudbursting
Top 3 Utilizzi dell’Hybrid Cloud:
- email e office automation (55% dei casi)
- e-learning (37%)
- portali web B2C ed eCommerce (35%)
Top 3 Sfide dell’Hybrid Cloud:
- integrabilità di sistemi e servizi interni vs esterni (59% dei casi)
- connettività di rete (57%)
- sicurezza e compliance legale dei servizi SaaS (54%)
“Il Cloud si mangia tutto?”
Non ancora, il Cloud sta maturando nell’ambito di un percorso di crescita e di continuità, ma questo processo sta accelerando in modo sensibile. “CIO e player di settore concordano sul fatto che il punto di arrivo sia quello del Cloud ibrido -afferma Stefano Mainetti- un paradigma che permette di beneficiare delle caratteristiche peculiari sia del Cloud Pubblico sia del patrimonio informatico aziendale più tradizionale.” Per le aziende significa intraprendere un cammino di ampio respiro strategico, per i vendor adattarsi o trasformarsi al fine di supportare il Cloud ibrido.
Il case study EXPO Milano 2015
Luigi Vassallo, CIO di EXPO 2015 S.p.A., ci racconta l’esperienza di una realtà particolare: un progetto molto vasto ma a termine, della durata di pochi mesi, e vincolato a scelte di Cloud pubblico legate ai main sponsor dell’evento.
La gestione dei sistemi informativi di una società di scopo, con un orizzonte temporale predeterminato, rappresenta la migliore motivazione per adottare soluzioni Cloud. Investire in hardware è sempre meno opportuno, data la rapida obsolescenza dei prodotti fisici. Altri fattori molto importanti per il Cloud sono la flessibilità e -ebbene sì- la cyber security, nonostante questo aspetto venga ancora percepito come un elemento di freno.
L’Esposizione Universale in corso a Milano ha vissuto finora 2 fasi principali:
- il cantiere e l’organizzazione
- lo svolgimento dell’evento
Durante la costruzione del sito vi erano 7-8.000 persone che dovevano entrare, operare e uscire dal cantiere, tutti i giorni. Oltre alla gestione capillare dei pass, la piattaforma ha sviluppato una serie di sistemi all’avanguarda per tutti i controlli (es. certificazioni, sicurezza del lavoro, antimafia, tracking della movimentazione terra e merci…). A seguito purtroppo dei ritardi e della compressione dei tempi in vista dell’apertura di EXPO, tutti i sistemi hanno subìto un grande “stress test” e hanno dato esempio dell’elevata flessibilità consentita dalle soluzioni Cloud. Molti fornitori e allestitori ad esempio dovevano richiedere e ottenere l’accredito in tempo reale per poter accedere al sito e completare i padiglioni. Questa piattaforma tecnologica diventerà, probabilmente, uno standard su scala nazionale a livello di Pubblica Amministrazione.
Per il pubblico dei visitatori, l’evento è iniziato il 1° maggio. Di mattina si sono verificati picchi di 200-220.000 persone ai tornelli, è l’equivalente di un’intera città come Imperia. Anche qui, non si tratta solo di controllare un biglietto elettronico: logistica, mezzi, merci, dipendenti, parcheggi… La flessiilità e la cyber security delle soluzioni Cloud hanno permesso di fronteggiare ad esempio i picchi sul sistema di ticketing e gli immancabili attacchi hacker.
In particolare sul tema della sicurezza: è un argomento molto ampio, in cui si gioca una partita per pareggiare, non per vincere. Se EXPO avesse scelto soluzioni in-house, non avrebbe avuto la flessibilità necessaria per difendersi dagli attacchi. La sicurezza dovrebbe essere percepita come elemento a favore dell’adozione del Cloud, non contro. Ricordiamoci anche del grande lavoro di formazione e sensibilizzazione interna, senza il quale si rischia di vanificare tutto lo sforzo in termini di tecnologia. E’ sufficiente ad esempio un dipendente sprovveduto che clicca su un link malevolo oppure un manager che perde lo smartphone sul treno per mettere a dura prova i sistemi di sicurezza.
EXPO 2015 è la prima Esposizione Universale interamente Digitale: 5 anni fa la “pervasività tecnologica” non era ai livelli di oggi. Allo stesso modo, per un progetto così importante e “così Cloud”, la struttura IT deve essere snella, “liquida” all’interno dell’azienda. Ha poco senso avere una squadra con competenze sempre più complesse, in questo modo si sottraggono risorse allo sviluppo del business. Per gestire EXPO bastano 15 persone.