Osservatorio Cloud & ICT as a Service 2014: il Report Reitek dal convegno di presentazione
Milano, 26/06/2014 – L’Osservatorio Cloud & ICT as a Service è giunto alla sua quarta edizione, una Ricerca e un Convegno annuale a cura della School Of Management del Politecnico di Milano. Questo Osservatorio analizza i processi di trasformazione dei modelli di offerta Cloud & ICT as a Service e supporta le aziende nella valutazione degli impatti organizzativi e architetturali.
Executive Summary
(relatore: Mariano Corso, Responsabile Scientifico)
“Forse stiamo saltando in extremis sul treno del Cloud, ma facciamo e faremo sul serio?” Lo scenario migliora rispetto al 2013: crescono gli investimenti delle aziende, sebbene il mercato sembri ancora una nicchia e composto quasi in esclusiva da realtà di grandi dimensioni. Il settore più effervescente è il Public Cloud: gli investimenti delle aziende salgono a 320 milioni di euro, +40% rispetto al 2013. Sommando gli investimenti in infrastrutture “Cloud enabling” (860 milioni €, +28% YoY) si arriva a un valore complessivo del mercato Cloud pari a 1.18 miliardi €, +31% sull’anno precedente.
Le grandi aziende muovono il 93% degli investimenti, divisi fra IaaS (49%), SaaS (43%) e PaaS (8%). La Ricerca ha verificato le intenzioni di investimento di 83 grandi aziende e identificato tre principali scenari:
- Stabilità. Forte presenza dell’On-premise, le applicazioni Cloud cresceranno tuttavia nelle aree Social/Web Analytics, gestione risorse umane, posta elettronica.
- Sostituzione. Si tratta di situazioni in progressivo sviluppo, caratterizzate da maggiori attività di system integration. Cresceranno le applicazioni Cloud nelle aree Email e Office Automation, eCommerce ed Enterprise Social Collaboration.
- Nuova informatizzazione. Vengono introdotte applicazioni ex-novo, non presenti nella storia dell’azienda, ad esempio in caso di internazionalizzazioni. Qui risultano in crescita le applicazioni di CRM e Sales Support, Document Management e gestione delle risorse umane.
Il ‘Cloud Journey’ delle aziende
(relatore: Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico)
“Serve un sistema informativo ibrido ed elastico, in grado di far coesistere Cloud e On-premise.” Diversi fattori un tempo barriere all’adozione del Cloud diventano sempre più dei catalizzatori: livelli di sicurezza e privacy del tutto comparabili ad altre soluzioni tecnologiche, affidabilità delle infrastrutture di rete e livelli di servizio, standardizzazione e stabilità del software, scalabilità ed efficienza delle prestazioni. La classifica delle prime quattro priorità di investimento delle aziende nelle infrastrutture:
- Aggiunta o sviluppo di soluzioni di mobile device management (46%)
- Centralizzazione e consolidamento dei data center (33%)
- Virtualizzazione della capacità di calcolo (32%)
- Virtualizzazione dello storage (29%)
Lo scenario è finalmente incoraggiante ma non va abbassata la guardia, fra le possibili criticità da prevedere o evitare vi sono:
- creazione di isole applicative difficilmente integrabili con altri sistemi;
- cessione del controllo, perdita del governo del progetto, eccessiva dipendenza dalle roadmap di prodotto dei vendor;
- ridondanza funzionale (es. più applicazioni diverse che gestiscono gli stessi dati come Social, Email, soluzioni di Knowledge e Document…);
- obsolescenza di risorse e competenze interne alle aziende.
La filiera dell’offerta
(relatore: Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca)
“La filiera è sempre più sfumata, con ruoli sovrapposti ed estesi; partnership e concorrenze si intersecano spesso.” I Big Players internazionali proseguono nelle loro strategie fatte di acquisizioni, matura anche l’offerta per le PMI. I tre ruoli principali identificati sono:
- ICT Enabler. Aziende che producono hardware e sviluppano software; gestiscono in particolare infrastrutture di telecomunicazioni, connettività e data center.
- Service Provider. Ruolo in evoluzione, aggrega e integra servizi Cloud propri e/o di terze parti.
- Cloud Channels. Offrono consulenza, integrazione, supporto alla gestione del servizio. Possono anche selezionare e configurare i servizi Cloud in partnership con l’azienda cliente.
Emerge un nuovo profilo ibrido, quello del ‘Cloud Service Broker‘, che somma le funzioni dei Service Provider e dei Cloud Channels. Da un censimento di 43 aziende di questo tipo risulta che i principali servizi intermediati sono: document management, posta elettronica, office automation, CRM e supporto vendite. I servizi meno configurati, aggregati o integrati sono: ERP, social e web analytics, distribuzione e logistica.
Nello specifico del Public Cloud, l’ambito a più veloce crescita di investimenti nel 2014, sono stati censiti 440 servizi che rappresentano tre principali profili di offerta:
- Consolidata. In quest’area vengono offerti specialmente servizi di gestione risorse umane, posta elettronica e office automation, eCommerce, CRM e supporto vendite.
- Dinamica. E’ la fucina di servizi Cloud in espansione come social e web analytics, document management, enterprise social collaboration.
- Emergente. Rappresenta la frontiera, poco strutturata in Italia, e in quest’area cominciano ad essere offerte soluzioni Cloud per business verticali, Finance e Accounting, Marketing, Business Intelligence.
L’ecosistema delle Startup
(relatore: Mariano Corso, Responsabile Scientifico)
“Il B2B spopola!” L’Osservatorio Cloud del Politecnico ha censito 400 startup Cloud nel mondo e 58 in Italia evidenziando marcate differenze su più aspetti. Nel complesso l’offerta è di tipo Saas per il 61%, PaaS 24% e IaaS 15%. L’enterprise social collaboration e la gestione delle intranet sono di gran lunga i due ambiti più ricchi di innovazioni e offerte.
Nel mondo il finanziamento medio di una startup varia fra 3 e 10 milioni di euro, in Italia non supera i 500.000 euro. Il peso dei venture capital in Italia è quasi nullo: 0,002% degli investimenti, 23 volte meno della media europea. A differenza forse di qualche luogo comune, non sembra un lavoro per giovanissimi: l’età media degli imprenditori delle startup è 40 anni nel mondo, qualche anno in meno invece in Italia.